martedì 5 marzo 2013

Educazione siberiana. Il film

Visto ieri sera al termine di una giornata nel segno del nulla e film che aspettavo con una certa trepidazione. Che del libro non ho mai parlato e, a naso, non lo farò mai. Ma posso dire che mi era piaciuto tantissimo. Anzi....di più.  E poi il fatto che, tra gli altri, la parte del nonno/mentore spettasse a John Malkovich era motivo di soddisfazione.
E allora? Com'era questo film girato da un regista oggettivamente molto bravo e basato su un romanzo/diario/resoconto oggettivamente straordinario (nel senso di bellissimo)?
Diciamo che è esattamente come immaginavi. Bello, ma non bellissimo. Buono, ma lontano dalla perfezione. Appassionante ma, comprensibilmente, non indimenticabile. E costretto a pagare dazio ai tempi ristretti della pellicola al punto da dover cancellare alcuni personaggi pure fondamentali e riassumerne i caratteri in poche figure di spicco. Perdite anche gravi. Che a dire  il vero non hai capito perché siano stati rimossi il nonno Boris e il padre di Kolima (il secondo in particolare non era un personaggio di scarso rilievo...).


La storia nel suo complesso è la stessa in tutto e per tutto. La crescita di Kolima nella comunità dei Siberiani, la rigida e ferrea disciplina vigente, l'amore impossibile con Xenja,  la rottura con Gagarin e la caccia all'uomo.
Anche il ritmo del film, a voler essere obiettivi, è ottimo. Mai un momento di stanca, mai che ti sia venuta la tentazione di guardare l'orologio e un'impressione generale assolutamente ottima.

Ma allora? Dove sta il problema? Presto detto. Prendi la formazione di Kolima. Il romanzo è, non so quanto volutamente, un classicissimo romanzo di formazione dove il fascino deriva dallo scontro tra concetti apparentemente inconciliabili: la ferrea disciplina morale fondata  sulla dignità e la religione e il rifiuto della ricchezza, dei vizi e delle depravazioni, l'odio per le divise e, al tempo stesso il rispetto sacro dei "diversi" su cui si fonda anche un rapporto molto complesso tra Kolima e Xenja.
Qui, causa tempi ridotti la cosa sembra diversa. Pare la classica formazione di un gangster simil-siciliano e l'amore sembra reso impossibile proprio da quella diversità. Vale lo stesso per la rottura con Gagarin dal momento che allo spettatore sfugge un aspetto di grande impatto narrativo: il ragazzo non è il classico giovane ribelle anti-conformista, ma una pecora nera che tradisce un popolo intero. E non era un fattore secondario...

Quindi....
Diamo a Cesare quel che è di Cesare. E diciamo che è un gran bel film. Di più: se non siete reduci dalle suggestioni del romanzo è molto probabile che lo amiate. La natura stessa del clan, personaggi come Nonno Kuzya e Gagarin rappresentano elementi che colpiscono nel segno.
Quindi se il vostro dubbio è tra l'andare e il non andare a vederlo vi consiglio di scegliere la prima opzione.
Ma se avete letto il romanzo preparativi ad uscire con l'impressione di un buon film che però non ha fatto fino in fondo il suo dovere. Ma pur sempre, sia chiaro, di un buon film si tratta!

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