(Il genio è come un fuoco. A volte illumina, altre voce, purtroppo, brucia.) |
Spazio.Immenso, gelido, sconfinato. L'ignoto è affascinante, suadente, esaltante.
Una comunicazione via radio interrompe lo scorrere dei miei pensieri. Mi perdo nell'immensità del vuoto, tra stelle, pianeti e comete in un crescendo di eccitazione e suggestioni.
La nave parte, il modulo esplorativo si sgancia.
Velocità massima, solo con una voce che arriva dalla radio e solo come nessuno prima. Solo nell'immenso vuoto inesplorato.
La meraviglia dello spazio si dipana innanzi ai miei occhi. Ora essere soli diventa una benedizione. Potrei mai condividere queste emozioni con qualcuno senza svilirle?
Una Pulsar esplode la sua luce. Mi acceca.
Una Pulsar esplode la sua luce. Mi acceca.
Veloce, veloce, veloce. Sempre più veloce.
Immenso, enorme, infinito.
Mi fermo.
Lo spazio profondo è selvaggio, pauroso.
Affascinante però è la parola più corretta. Non posso fermarmi. Nessun si ferma davanti all'ignoto. È solo una grande occasione.
Mi perdo. Nel nulla.
Sorpresa, gioia, ancora paura. L'ignoto chiede rispetto.
La radio.
Una voce ancora mi guida tra le stelle. Non sono solo. Non lo sono mai.
Perdersi in questo immenso spazio. Si, è quello che voglio.
Ma poi, come d'incanto mi risveglio nel mio mondo.
E la sento, lei, la maledetta nostalgia.
E la sento, lei, la maledetta nostalgia.
No, non ho deciso di fare il finto poeta, non ne sarei assolutamente in grado.
Ho solo provato a buttar giù le prime cose che mi passano per la testa quando ascolto Astronomy Domine.
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