martedì 7 giugno 2016

Alice attraverso lo specchio - Recensione


Partiamo da una premessa fondamentale.
Per te Alice non è un racconto come gli altri.
Così come il Paese delle Meraviglie non è un luogo immaginario a caso e neppure solamente il nome di una fantasia.

Per dirla ancora meglio per te Alice, il Cappellaio Matto, il Bianconiglio e compagnia sono molto più che banali personaggi di fantasia partoriti da una mente geniale.
Sono la tua infanzia. Sono la ragione per cui ami leggere. Sono la ragione per cui ti sei innamorato in modo inguaribile del fantastico, dell'anomalo, del bizzarro e dell'impossibile. 
Perchè c'è chi ha per libro preferito "Per chi suona la campana" o "Dance Dance Dance". E ci sei tu che invece hai eletto a tal ruolo proprio l'opera di Carroll.
E si, cambia poco che questo sia il secondo libro, perchè il discorso di cui sopra resta valido e identico. E questa premessa serviva appunto per spiegarvi come la penso riguaro alla "materia trattata" dal film.
Rispondo ora a due domande che non mi avete fatto e non vi interessa farmi:
1- Questo film è fedele a qual racconto? Insomma..... 
2- Ma ti è piaciuto? Parecchio. E non è incoerenza.

Il dilemma di Alice 
Il racconto di Alice è di quelli che fanno felici i traduttori e gli sceneggiatori.
Situazioni impossibili da ricreare e giochi di parole che alla fine fanno impazzire anche chi stampa i vocabolari. Un lavoro difficile e mediamente rognoso. E non sempre facile, come si evinceva dal pirmo Alice in Wonderland, passato per le mani di un Tim Burton non più in forma smagliante (bastava il Tim di Big Fish per avere un buon prodotto, ma è andata male) e di una disney che di tanto in tanto decide di dimenticare se stessa. Presente il vecchio lungometraggio animato? Ecco, bastava trovare il manuale delle istruzioni di quel primo film per tirarne fuori un prodotto valido.  Ma è il passato, un'altra storia. 

Veniamo ad "Alice attraverso lo Specchio" che è pure ora.

Si poteva riprodurre il libro alla lettera? Seguire la trama e o dialoghi originali per filo e per segno? Si. Ma solo se siete dei cultori assoluti. Al cinema invece ci sono anche delle esigenze, tipo la resa visiva, la narrazione segnata da tempi più stringati e l'esigenza di far comparire diversi personaggi in poco tempo.
Obiettivo riuscito? Beh.....si. No sul serio, devo essere onesto. Non posso lamentarmi sempre solo per partito preso. Oh, fioretto per i miei trent'anni.


Personaggi in cerca di autore. E che lo trovano... 

Del primo film non hai gradito una cosa tra le tante: i personaggi ridotti a macchiette. Cazzo, il cappellaio matto che balla quella merda è ancora nei tuoi incubi...
Del secondo ti piace il fatto che abbiamo imparato dall'errore precendete.
Ecco quindi che vado in sala e mi trovo proiettata sullo schermo una protagonista che somiglia davvero ad Alice, che fa le cose che farebbe Alice e che risulta pure credibile nella parte.
Poi appare il Cappellaio. Che ti emoziona, ti coinvolge e assume finalmente delle caratteristiche genuinamente umane.
E gli altri? E le storie di contorno? Anche qui ci siamo, le sottotrame sono ben pensate, ti intrattengono il giusto e ti hanno pure regalato dei piacevoli momento di svago (e di tanto in tanto anche qualche piacevole risata) e di interesse.
Poi appare Sacha Baron Cohen. E lui ha questo pregio di essere un comico che quando serve sa anche recitare. E lo fa bene, perchè riesce a dare anima e corpo ad un personaggio a metà tra l'assurdo e il serioso (sempre del Tempo si parla) senza dare alcun segno di difficoltà.
Ok le prove di recitazione sono andate bene.
Passiamo alla trama e alla narrazione.


Bene quanto basta. Ma non quanto si poteva. Forse. 


La trama appunto.
E qui qualcosa lo devi dire.
La resa  e lo sviluppo sono buoni, il ritmo è molto sostenuto e coinvolgente.
Ma si poteva fare di più. Non perchè sia obbligatorio, ma perchè diciamo, era possibile farlo. Era possibile perchè c'erano a disposizione interi mondi narrativi e una quantità impressionante di personaggi da sfruttare con un immenso vocabolario a disposizione. Si è scelta invece una via semplice, riducendo il tempo in scena di molti personaggi che parlano spesso in modo comune.
Ma soprattutto niente filastrocche, pochi giochi di parole e.....troppo fantasy.
Un fantasy. Alla fine questo film appartiene a quel genere. Ed è fatto bene. Solo che non doveva essere così, anzi.
Alice è la trasposizione in scala fantastica di un mondo reale che sfuma verso l'onirico e l'allucinato, un racconto fiabesco che nasconde il mondo quotidiano popolandolo di aspetti bizzarri, onirici, irreali dietro ai quali diventa interessante trovare i riferimenti.

In conclusione
"Alice attraverso lo specchio" è un bel film. Migliore del primo capitolo, narrativo come si deve e con una resa visiva meno confusa e più fruibile.
Però è una bella storia col freno a mano, non sfrutta come potrebbe il materiale originale e non osa quanto potrebbe.
Resta il fatto che all'uscita dal cinema eri sereno e questo non è poco.




P.S:: si lo so che ai botteghini sta andando (prevedibilmente) male. Ma non è che il mio parere personale su un film dipenda da quanto incassa nel complesso. I pareri personali me li elaboro da solo. 

Nessun commento:

Posta un commento