Ovviamente sia chiaro che non stiamo parlando di un capolavoro inarrivabile, ma di certo la lettura delle 94 pagine procede senza intoppi e senza fatica, con un ottimo dosaggio di azione e senza che la trama venga mai appesantita da inutili spiegazioni.
Qualche difetto però c'è. Uno in particolare riguarda l'ambientazione stessa della trama. Ai lettori del Dampyr l'Africa evoca felici ricordi, in particolare legati alla figura di Jan Vathek, uno dei più riusciti e "amati" maestri della notte. A sua volta il Sudafrica, a lungo terra di soprusi e violenze, emana un certo fascino. Un fascino che il lettore immagina di ritrovare dopo la lettura delle primissime pagine di questo albo. Senza però trovare la soddisfazione sperata. Infatti il Sudafrica e la storia del distretto 6 alla fine rimangono sullo sfondo, sopraffatte da una molto meno evocativa trama incentrata sul classico giro di affari sporchi gestiti da un nuovo Maestro della Notte, interessato ad espandere i suoi interessi. Un peccato, perchè l'inizio era davvero promettente e di spunti lodevoli ce ne sono molti.
Resta, invece, ancora abbozzata anche la figura di Victor Laforge. Cosa che pare in sintonia con la decisione di farne un nemico di lunga durata e non il classico maestro della notte destinato a spegnersi in un solo albo (anche se un solo numero fu sufficiente per fare di Akhar Nun un personaggio memorabile...). Al momento tuttavia non sembra si possa scorgere nulla di particolarmente originale nel personaggio. Ma staremo a vedere.
Tali difetti, che pure era doveroso far notare, non rendono comunque l'albo meno godibile e la lettura risulta ugualmente sempre godibile. E questo non è poco. In particolare, vale la pena ricordarlo, l'azione non è mai troppo scontata e anche lo scontro tra Harlan e Victor è decisamente meno ovvio di quello che si vede solitamente.
Quanti ai disegni ho gradito decisamente il tratto di Michele Benevento. Forse qualche sbavatura qua e la, ma di certo nulla che possa far venir meno, almeno da parte mia, un certo piacere per gli occhi. In particolare mi ha convinto la raffigurazione di Laforge.
In conclusione. Un buon albo, che lascia qualcosa a livello di sceneggiatura (proprio per lo scarso utilizzo del contesto nel quale è ambientata la storia), ma che introduce un nuovo importante nemico. Il tutto accompagnato da un'ottima prova ai pennelli.
Voto(complessivo): 7.
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