Di regola le mie letture fumettistiche sono limitate agli
albi della Bonelli e a qualche collana edita dalla Panini. Non che ci sia un
vero motivo, più che altro è un abitudine. L’unica volta in cui sono venuto
meno alla consuetudine mi è pure andata bene. Infatti quella volta mi imbattei
nello splendido Nemrod. Di tempo ne è passato un po’ e ho pensato bene di
bissare. E la fortuna ha voluto che mi andasse di nuovo bene.
Parliamo di Legion 75, nuova miniserie bimestrale (per un
totale di 6 albi) edita da Star Comics.
Il primo numero merita tutti i miei più vivi complimenti,
tanto per la trama quanto per lo stile narrativo. Un po’ meno (ma è questione
di gusti) per i disegni. Mi spiego meglio.
Trama.
La serie si dipana su due linee temporali in cui assistiamo alle vicende dei
due protagonisti della serie. Nella prima linea narrativa, ambientata a Londra
nel 1975, seguiamo le avventure di Byron Truman, ex poliziotto, ora agente
operativo dell’MI6. La seconda linea temporale ci proietta nella Londra post-apocalittica
del 1985, nella quale si muove l’Uomo Senza Nome (anche perché a causa di una
grave amnesia non se lo ricorda).
Ovviamente nel 1975 si svilupperanno (e hanno già iniziato a
svilupparsi) gli eventi che condurranno alla catastrofe, mentre nel 1985 se ne
vedono le conseguenze.
Una scelta complicata, che può generare qualche difficoltà
al lettore che intenda seguirne la trama. Problema che però viene agevolmente
risolto da un’ottimo ritmo narrativo, da uno stile letterario mai artificioso o
prolisso (cosa che capita invece in molte altre testate italiane), che rende il
tutto molto godibile.
In particolare di primo acchito direi che ciò che è riuscito
meglio sono i protagonisti. Cosa non da poco. In particolare ho apprezzato
enormemente Byron. Uomo travolto da un passato terribile, che peraltro ci viene
spiegato senza troppa retorica o utilizzi di scenette trite e ritrite (altro
punto a favore). Spietato, incontrollabile, privo di morale, carico d’odio e
incapace di mezze misure. Un personaggio essenziale e dal di assoluto carisma.
Meno riuscito invece l’Uomo Senza Nome. Ma non darei di
questo la colpa a nessuno. Trattandosi di un personaggio che si trova a
muoversi senza comprimari in un ambiente da incubo è abbastanza naturale che il
suo personaggio risalti di meno. Non che sia un fallimento anzi. Infatti
bastano poche scene molto movimentante perché tale piccolo difetto passi in
secondo piano. Diamogli tempo, credo che alla fine mi rimangerò anche queste
critiche.
Il ritmo della storia invece è perfetto. Molta azione, ma
mai eccessiva o esagerata per quanto concerne il 1975, mentre è perfettamente
super-eroica nella seconda parte (ossia il 1985). L’autore (diamogli un nome:
Walter Riccio) distilla molto bene i colpi di scena, crea un atmosfera perfettamente
noir (1975) e trasmette il senso della desolazione e della morte (nel 1985),
creando senza troppe ricercatezze fini a se stesse una godibilissima sensazione
di attesa per gli eventi futuri, il tutto condito dalle inevitabili domande
sulla natura del progetto Sovereign.
Discreti i disegni di Renato Riccio (che si occupa del 1975)
e del duo Statella/Fara (per il 1985), anche se in generale non mi fanno
impazzire di gioia. Ma anche questi sono gusti.
Volendo dare un voto all’albo: 8 alla storia (comprensivo di
soggetto e sceneggiatura); 6.5 ai disegni.
Un buon inizio per una serie che promette davvero molto bene.
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